La bellezza di un tatuaggio è sita nel fatto che non si limita esclusivamente al soggetto disegnato sul proprio corpo ma amplia la propria interpretazione a un contesto culturale e storico di tradizioni del tutto straordinario ed eterno perché tramandato nel tempo. Nessun tatuaggio infatti è fine a se stesso, o nasce nel momento in cui decidiamo che sarà nostro e che lo porteremo per sempre con noi. Ce lo insegnano i tatuaggi Polinesiani e Maori provenienti dall’area asiatica del Pacifico di per sé carichi di simbolismi che poi, a seconda dei casi, si adattano alla personalità e alla storia del tatuato. Essi, il cui successo nell’Occidente si registra intorno agli anni ’90 sono per il popolo asiatico una vera e propria carta di identità composta di tratti individuali specifici, virtù, e perché no, anche debolezze umane.
Esistono due tipi di tatuaggi: gli Enata che rappresentano il passato della persona e la vita che ha trascorso, e gli Etua che raffigurano dei simboli che si ricollegano al mondo religioso e mistico a cui la persona tatuata si sente intimamente vicina. E’ questa la ragione per cui gli europei, chiaramente cristiani, hanno vietato la loro diffusione nei Paesi del Vecchio Continente per molto tempo, ma malgrado questa alienazione sia i tatuaggi polinesiani che quelli Maori ancora oggi riscuotono non poco successo e interesse negli amanti del genere.
Cosa sono i tatuaggi Polinesiani?
I tatuaggi Polinesiani abbracciano numerose culture, Maori compresi. La Polinesia, che significa “tante isole”, è un’area geografica dell’Oceania collocata fra la Nuova Zelanda (la terra del popolo Maòri), le Hawaii e l’Isola di Pasqua. Essa è un arcipelago e in quanto tale è formata da isole che sono al tempo stesso “contenitori” e “culle” di tante culture e tradizioni differenti tra loro. I tatuaggi polinesiani pertanto rappresentano un’originale alternativa per chi volesse farsi un tatuaggio denso di simboli, significati e storia. Quali sono i temi? Nella maggior parte dei casi questo tipo di tattoo predilige le forme della natura, dalle conchiglie ai gusci delle tartarughe che rappresentano lunga vita, pace e forza, al sole che richiama l’eternità, dal momento che ogni giorno albeggia rinascendo ed è sempre in movimento.
A proposito di movimento, un altro elemento ricorrente sono le onde del mare che se da una parte richiamano il ciclo della vita – dalla nascita alla morte – dall’altro incarnano il dono divino della fertilità e riproduzione. Essendo quest’ultimo un tatuaggio dalle misure generalmente piccole, o medie in alcuni casi, si accompagna sempre a un altro tema che lo arricchisce completandone il significato. Inoltre, accanto a queste tematiche naturali, aderenti al mondo della flora e della fauna, c’è anche l’aspetto bellico: spesso infatti i tatuaggi polinesiani riprendono soggetti della guerra antica: dalle lance agli scudi che comunicano forza, coraggio e la sorte.
Cosa sono i tatuaggi Maori?
Il popolo dei Maori è noto per avere avuto sempre un carattere tipicamente bellicoso ed è conosciuto proprio per la tipica danza di guerra resa celebre dagli All Blacks, la nazionale neozelandese che dalla fine del XIX secolo la ripropone prima di qualsiasi match di rugby.
Essendo la Haka ha un tipo di danza che armonizza tutte le parti del corpo unendole alla voce e alla mente, anche il tatuaggio Maori ha proprio questa pienezza semantica: insomma, se si decide di tatuarsene uno sul proprio corpo allora si è coscienti del fatto che prima o poi “parlerà” raccontando tutto di noi.
Il tatuaggio Maori, che ha origini antichissime poco aderenti al presente anche perché questa popolazione va sempre più scomparendo dalla faccia della terra, rappresenta un apposito canale di comunicazione sociale e, nella società contemporanea, serve per indicare la famiglia e la casta di appartenenza di ciascun individuo.
Chi è tua mamma, chi sono i membri della famiglia paterna, a che livello si colloca il tuo nucleo familiare all’interno della piramide dei mestieri. Sono questi i significati del tatuaggio Maori e da ciò è facile comprendere che non ha niente a che fare con una dimensione estetica ma principalmente equivale a un documento d’identità della persona. Gli uomini erano soliti essere tatuati su viso, gambe e testa, mentre le donne facevano lo stesso su mento, labbra, collo e schiena. Essenziale come pratica, queste popolazioni sopportavano anche il dolore delle incisioni sulla propria pelle tanto che tatuarsi significava per loro una vera dimostrazione di forza e coraggio.
Moko
Il tatuaggio Maori, composto da spirali, cerchi e curve ha una funzione decorativa, da sempre. Quello più rappresentativo di questa cultura è il “moko”, usato nella tradizione come strumento di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. Si tratta di un complesso insieme di segni dalla radice dei capelli al mento e da un orecchio all’altro.
Rape e Kirithui
Tipici sono anche il “rape”, che comprende l’addome e le gambe dalle cosce fino alle ginocchia, e il “kirituhi”, rappresentazione più decorativa e intrisa di significati legati alla rinascita spirituale.
Altri simboli
Nelle tribù Maori il tatuaggio veniva eseguito solo da santoni o da persone ufficialmente riconosciuti come “Tohunga ta Moko”, tatuatori che studiavano la struttura facciale del futuro tatuato per individuare il disegno più adatto alla sua conformazione somatica. Poi sarebbe toccato agli anziani decidere se il simbolo proposto incarnava al meglio la personalità della persona oppure no. Ogni simbolo riporta quindi significato deciso. L’ascia rappresenta forza e superamento degli ostacoli, il delfino amicizia e protezione, la farfalla trasformazione e libertà.