Come cambiare il piercing all’ombelico

Uno dei punti più delcati del corpo dove praticare un foro e inserirvi il piercing è per natura l’ombelico ma, d’altra parte, esso rappresenta la zona fisica che consente maggiori cambiamenti soprattutto nel corso dell’estate, periodo dell’anno in cui è possibile mostrarlo di più e a tutte le ore del giorno, dal bagno in mare allo sballo della vita notturna.

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Ci sono, tuttavia, delle precauzioni da prendere in considerazione se si vuole cambiare spesso l’anellino appeso all’ombelico per evitare infezioni, arrossamenti o conseguenze poco simpatiche per il proprio corpo. Quali?

Essere cauti e non seguire la moda

Quando il piercing è all’ombelico è preferibile non farsi prendere subito dalla tentazione di cambiarlo, ma, al contrario, è bene tenere a freno le tendenze del momento per non incorrere poi in rischi o pericolose infezioni. Pertanto, quando è giusto cambiarlo e soprattutto in che modo?

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Non c’è una scadenza vera e propria e – elemento non meno importante – la cosa è molto soggettiva e cambia di caso in caso. Contro ogni pericolo e rischio c’è tuttavia una regola valida per tutti e piuttosto logica: se il piercing all’ombelico è stato praticato da pochi giorni chiaramente non è il momento giusto per pensare a cambiarlo perché la ferita necessita del giusto tempo per rimarginarsi completamente e guarire. In questo modo, d’altro canto, si scongiura ogni tipo di infezione.

Ma quanto devo aspettare?

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Giusto il tempo di pensare a un altro piercing, mi verrebbe da dire. Ma, comunque, scherzi a parte, l’attesa non è poi così piccola, difatti si tratta di tre o quattro mesi fino a nove o dodici mesi. La spiegazione principale è che, come è facile intuire o pensare, la zona in cui si fa il piercing all’ombelico non è un’area qualunque, ma lo strato cutaneo è molto sottile essendo l’ombelico quella parte che rimane della recisione praticata al cordone ombelicale al momento della nascita: la sua forma e dimensione, pertanto, viene determinata dal successivo processo di cicatrizzazione dei tessuti.

Se il primo piercing inserito dal professionista nella pelle dell’addome in prossimità dell’ombelico è realizzato in metallo chirurgico e sterilizzato in autoclave, in modo da ridurre quasi a zero ogni pericolo di contaminazione o infezione, il monile che si inserisce da soli non è altrettanto sicuro perché magari prodotto senza accortezze per la salute, o semplicemente perché soggetto ad agenti esterni e non sterilizzato.

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E’ arrivato il momento

Dopo i mesi che ci sono serviti per la cicatrizzazione è finalmente arrivato il momento per cambiare il gioiellino e applicarne uno diverso che magari sentiamo più nostro o che forse è quello più modaiolo. Innanzitutto, pur essendo passato il periodo richiesto, è doveroso controllare che la ferita sia guarita seriamente e completamente. Una volta essersi assicurati passiamo alla seconda fase, e cioè lavarsi accuratamente le mani, utilizzando un detergente antibatterico. Subito dopo è bene pulire con la stessa attenzione anche il gioiello da inserire, con l’aiuto di un disinfettante.

Adesso non resta che cambiarlo svitando la chiusura del gioiello che si indossa e sfilandolo delicatamente, evitando di forzare troppo. Tolto il vecchio, lasciamo spazio al nuovo facendo attenzione alla manovra di inserimento e assicurandosi l’assenza di arrossamenti o gonfiori. Se tutto va liscio concedetevi pure un selfie e postatelo sui social, del resto, anche questo oggi fa parte della moda e guai a chi non si concede uno scatto.

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