Piercing e tatuaggi possono sembrare invenzioni di popoli moderni ma in realtà non è così. Le pratiche di modifica del corpo risalgono alla notte dei tempi e fin dall’antichità sono state sempre molto in voga. Le motivazioni, però, sono differenti. Un tempo tutto ciò veniva fatto per motivi religiosi, etici e sociali, un capo tribù aveva dei particolari segni distintivi come tatuaggi o fori con gioielli speciali. Oggi queste pratiche sono giunte a noi con diversi scopi, primi fra tutti l’abbellimento del proprio corpo e il desiderio di essere diversi e distinguibili dagli altri. La storia del Nostril, di cui parleremo oggi, è molto antica e si possono trovare tracce di questo piercing in diverse culture appartenenti a molti angoli della Terra.
La storia del piercing al naso
Il piercing al naso, uno dei più in voga, è in realtà antichissimo. Molti popoli tribali erano soliti praticarlo. Possiamo trovare le sue tracce negli aborigeni australiani, nei popoli del Medio Oriente e presso i nativi americani. Per questi ultimi, ad esempio, era utilizzato dal capo tribù per indicare il suo status sociale elevato. Altre motivazioni che spingevano gli appartenenti a determinati popoli, come quelli del Brasile, a praticare questo piercing erano legati al contatto con la natura. Inserire determinati gioielli nel foro della narice era considerata una pratica utile per entrare in armonia con la natura e il mondo che circondava queste persone. Il principale popolo, però, che dava un’importanza molto elevata a questo particolare piercing è stato quello indiano.
L’India
Il Nostril piercing, in India, è praticato soprattutto dalle ragazze giovani. La spiegazione la possiamo trovare nella medicina ayuvedica, praticata da questo popolo per curare il corpo e mantenere il corretto contatto con la natura. Per i praticanti di questa particolare branchia della medicina tradizionale indiana posizionare il piercing sulla narice sinistra della donna equivaleva a migliorare lo stato di salute dei genitali femminili. Possedere questo piercing garantiva un parto e un travaglio senza problemi e complicazioni, riacquistare totalmente l’elasticità della vagina e conservare in qualunque caso un normale stato di salute. Questa credenza derivava dalla convinzione che la narice possedesse particolari nervi che, se stimolati correttamente, potessero essere utili per le suddette funzioni. Anche nei Veda, i più antichi libri sacri indiani, si parla del foro al naso di una divinità femminile, la dea Lakshmi.
Altri popoli
Per quanto possa sembrare incredibile anche la Bibbia parla del piercing al naso. In un particolare punto della Genesi, più precisamente 24:22, si discute del fatto che il servo di Abramo dona a Rebecca, moglie di Isacco, un gioiello da inserire nel foro alla narice. Viene utilizzato, infatti, il termine “nazem” che tradotto dall’ebraico significa appunto “orecchino per il naso”. Nonostante questo la Bibbia, per quanto riguarda i piercing è abbastanza chiara. Non dice espressamente che non debbano essere fatti ma indica di vestire e apparire modesti, senza elementi che possano attirare l’attenzione su di sè. In questo frangente possedere un piercing è un modo di andare contro a questa regola.
Nei tempi moderni
Se ne perdono le tracce nel Medioevo e nei secoli successivi fino al suo ritorno negli anni ’60 del 900. Lanciato principalmente dalla cultura Hippie veniva praticato nella narice sinistra in onore della tradizione indiana. In poco tempo è diventato un simbolo di ribellione associabile alla cultura punk, rock e gothic. Oggi ha perso questo suo significato ed è diventato di uso comune, soprattutto per chi si avvicina per la prima volta al mondo della body modification. Considerato uno dei piercing meno rischiosi in assoluto e spesso praticato erroneamente con la pistola lo si può trovare anche nei visi dei giovanissimi.