Piercing, detto anche “body piercing”, indica una pratica nella quale avviene una perforazione di pelle e tessuti sottostanti per creare una sorta di buco dove poter inserire oggetti. Solitamente sono fatti di metallo, ma possono essere anche di osso, pietra o altro materiale. Piercing viene da “to pierce” che significa, appunto, “perforare” e ha valore ornamentale o rituale. Questa usanza ha origini antiche, testimoniate dal ritrovamento di utensili preistorici usati proprio allo scopo di decorare la pelle. Questa pratica (che ingloba anche quella del tatuaggio e della scarificazione) soddisfaceva un impulso non solo individuale ma anche sociale, poiché aveva la funzione di distinguere dei ruoli all’interno della tribù. Il Piercing infatti serviva ad avere informazioni su un dato individuo già dal primo sguardo, capire ad esempio chi era il capo, chi occupava un determinato ruolo, chi era sposato, chi era giovane e chi anziano. In sostanza serviva a regolare i rapporti individuali e sociali sia nella vita quotidiana sia nei cerimoniali.
Oggi, soprattutto nella civiltà moderna ha assunto più che altro una funzione decorativa, per abbellire il nostro corpo o per esprimere un’emozione, un vissuto, un momento importante per la nostra vita.
Il piercing di solito viene praticato in queste zone del corpo:
- nei lobi, all’elice e al trago delle orecchie
- nelle narici e nel setto nasale
- nelle labbra
- nell’arco sopraccigliare
- nei capezzoli
- ai genitali
Il foro, una volta creato, viene allargato e dilatato. Finché non si arriva al termine del processo, esso può essere considerato ancora una modificazione temporanea poiché i tessuti tendono a richiudersi quando non viene inserito l’oggetto.
Per trasformare un normale piercing in uno permanente si inseriscono nel foro degli oggetti (anelli in metallo, tubi, bastoncini, pesi) che lo facciano allargare in modo da raggiungere un sufficiente allargamento.
Ringing è il nome dato a un tipo di piercing cui segue l’inserimento di uno o più anelli. Col il termine di Espansione, invece, viene indicata la dilatazione del foro.
Materiali
Quando si sceglie un piercing, solitamente lo spessore e la dimensione del gioiello sono espressi in millimetri, mentre il diametro in gauge.
I materiali usati per la gioielleria relativa ai piercing sono vari. Solitamente sono in acciaio chirurgico. Il titanio, altro materiale, è più resistente e leggero e presenta anche meno rischi di allergia. La scelta tuttavia è vasta poiché troviamo gioielli in ematite, legno, corno, niobio, oro, pietra, osso, resine acriliche, silicone, teflon e vetro.
In particolare :
- l’acciaio chirurgico e quello inox sono consigliati solo con piercing già guariti poiché contiene nickel, che potrebbe dare problemi sulla ferita aperta.
- Il titanio va bene anche per i piercing appena fatti. È un materiale costoso, ma offre ottimi risultati e una degenza senza problemi.
- l’oro è adatto sia per piercing già guariti sia per quelli in via di guarigione. Conviene però scegliere un 14 carati o, ancor meglio, un 18 carati.
Strumentazione
Per effettuare un piercing vengono impiegati diversi strumenti. Per ottenere la giusta perforazione si hanno vari attrezzi a seconda del tipo di foro e della zona interessata. Naturalmente la strumentazione impiegata dai professionisti è tale da far in modo di non creare problemi e minimizzare al massimo dolore e reazioni allergiche.
Nei tempi antichi veniva usato uno stecchetto in metallo, acciaio o fatto di denti o coma di animali (usati per espandere il foro). Nei tempi moderni, invece, si impiega inizialmente un ago (per i piercing più complicati), mentre per il lobo è stata creata una macchina a pistola per una perforazione veloce. Vediamone qualcuno in particolare.
Aghi
Usati per i fori, ve ne sono di tante tipologie e calibri. L’ago standard, impiegato nella stragrande maggioranza dei casi, è un tubicino di ferro internamente vuoto la cui punta è orientata in base al foro che deve essere praticato. La grandezza è attinente a quella del gioiello da inserire. Per i piercing fatti alla cartilagine, invece, l’ago ha calibro maggiore rispetto alla dimensione del gioiello.
La cannula
Si tratta di un cannula in plastica che viene impiegata per consentire l’inserimento del gioiello in modo semplice. È una pratica tipica in Europa, ma non è standard in ogni luogo. È un metodo di inserimento ago e gioiello in modo più semp0lice, ma il non usarlo non comporta alcuna complicazione.
Il dermal punch
Un attrezzo impiegato per rimuovere completamente un pezzo di tessuto è il dermal punch. È una procedura medica che si consiglia di evitare se si tratta del primo piercing.
Le pinze
Le pinze non vengono usate da tutti. Alcuni professionisti preferiscono operare a mani nude, altri si aiutano con delle pinze per effettuare il foro simmetrico con certezza. Le pinze vengono usate come ausilio e servono a fermare la parte interessata durante l’inserimento dell’ago dalle dimensioni maggiori del piercing.Ce ne sono di diversi tipi in base alla superficie sulla quale si vuole applicare il piercing.
Anestesia
Premettendo che le anestesie per iniezione devono essere somministrate da un anestesista professionista, si può decidere di applicare un’anestesia blanda per alcuni tipi di piercing.
Piercing: l’igiene
In Italia esiste una normativa che detta le linee guida sulle norme igieniche e di sicurezza necessarie. Purtroppo queste regole spesso non vengono applicate e sia i piercing sia i tatuaggi vengono eseguiti da dilettanti, incuranti della salute dei clienti. Questo può comportare il sopraggiungere di infezioni e malattie. Per tale motivo è fondamentale rivolgersi a centri specializzati, rispettosi delle indicazioni divulgate dal Ministero della sanità.
Controlliamo sempre che, chi pratica il piercing e il tatuaggio, impieghi solo strumenti monouso.
Piercing: come curarlo
Esistono due procedure che andrebbero effettuate dopo aver fatto il piercing per tre volte al giorno per almeno 2 settimane.
La prima procedura riguarda la pulizia del piercing.
Si prepara una soluzione di acqua e sale: si fa sciogliere mezzo cucchiaino di sale in un bicchiere di acqua calda non bollente. Vi si immerge un cotton-fioc per un paio di secondi e si procede alla pulizia dei fori e della barretta del gioiello. Nel periodo della cicatrizzazione, che può durare circa 2 settimane, i fori potranno arrossarsi, gonfiarsi e avere la fuoriuscita di mucosa, il liquido linfatico, oltre alla formazione di crosticine. Senza allarmismi, si deve pulire bene la zona, facendo particolare attenzione alle crosticine che potrebbero otturare i fori e non consentire alla mucosa di uscire.
La seconda procedura riguarda più che altro la disinfezione del piercing. Una volta pulito, con l’ausilio di un cotton-fioc pulito, va metto sui fori e sulla barretta del gioiello una goccia di disinfettante chirurgico come il Betadine liquido. Fatto questo, si può girare il piercing nel foro in modo che il disinfettante penetri anche all’interno del canale.
Una terza settimana dovrebbe essere dedicata all’applicazione di una soluzione di acqua e sale (mezzo cucchiaino) per non far irritare i fori. Se l’irritazione resta nei giorni successivi è bene applicare una pomata al cortisone sui fori (come ad esempio il Gentaline Beta cortisone o il Cortisonchemicetina 2° grado).
Se si tratta di un piercing fatto nella cavità orale, si consiglia di utilizzare un collutorio non alcolico, con il quale eseguire degli sciacqui per circa 3 volte al giorno per due settimane. Se il piercing riguarda anche la parte esterna, si può utilizzare la soluzione di acqua e sale seguendo le indicazioni descritte sopra.
La pulizia del piercing è fondamentale sia per aiutare la cicatrizzazione sia per evitare eventuali infezioni che potrebbero costringere a togliere l’oggetto.
Attenzione!
Sebbene avvenga raramente, può capitare che il gioiello venga rigettato dal proprio corpo, subito e anche dopo anni. Il corpo, in sintesi, non accetta più il corpo estraneo : in questo caso è necessario rimuovere il gioiello incriminato.
Lividi
A volte possiamo assistere all’apparizione di lividi sul piercing. Il livido è una reazione normale del corpo e si formano quando si rompono i capillari. Più frequentemente sorgono nei piercing sul volto, sull’ombelico e nei capezzoli. Con meno frequenza si hanno alle orecchie. I lividi possono presentarsi in diverse parti del corpo, anche insolite, senza problemi significativi. È possibile attuare dei comportamenti volti comunque ad evitare o limitare la fuoriuscita di lividi come ad esempio evitando l’alcol e assumendo aspirine prima del piercing, poiché hanno un’azione vaso-dilatatoria.
Pus: se compare?
Altro inconveniente che potrebbe comparire è il pus. Va specificato che esso è segno di infezione per cui è vivamente consigliato di andare dal proprio medico di base per farlo vedere.
Vediamo comunque alcuni sintomi, associati al pus, che, se presenti, devono metterci in allarme o portarci ad approfondire la situazione. Cosa osservare:
- se compare un gonfiore strano e anormale
- se l’area interessata è in tensione
- se l’area del piercing è molto arrossata
- se c’è prurito
- se è presente un dolore costante e pulsante
- se compare la febbre
- se la temperatura della zona è piuttosto alta per cui la zona del piercing appare abbastanza caldo.
Se osserviamo la comparsa di uno o più di questi sintomi molto probabilmente siamo in presenza di un’infezione che va tratta prontamente. Recarsi dal medico è d’obbligo.
Fonti (alcune): mondo piercing / Guazzabuglio / Wikipedia